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RUIT HORA DI : GIOSUE' CARDUCCI -

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view post Posted on 16/6/2010, 11:49

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Con rispetto per i diritti di copyright.. nessuno lo nega...
ho inserito la musica che più calzava al contenuto .. e ringrazio ... il video pertanto è integro ...
Splendida scoperta questa poesia di Carducci _ a me ha fatto commuovere. Enjoy :o)
***
Nonostante le cadenze fortemente classiche del verso e l'aria(atmosfera) aulica del componimento stesso (ricco di figure retoriche, ripetizioni e punteggiatura) vediamo in Ruit Hora un Carducci straordinario pittore in versi della natura e del paesaggio. Siamo al tramonto (fiammante vespro), una scena isolata presso un vigneto (nella pergola) in alto; il .. mare la giù è leggermente mosso - il boschetto di pini sospinti da una nenia di brezza che al poeta pare quasi una melodia - quai canti quei pini cantano? col poeta che inganna il tempo con un calice di vino e la sua amata accanto.
Cogliere la peculiarità di questo momento è, per certi aspetti, un godimento estetico ed estatico scaturente da una visioni di distese solitudini, di silenzi pacati, di luce intensa e vitale. Pare il tempo immobile e fisso - è il momento in cui quest'uomo, non più tanto giovane, si rispecchia e riflette nel Lieo calice (il vino) e parla alla sua amata Lidia. A lei sono rivolte le domande principali, a lei è riferita la voce del poeta e chiede, a lei, risposte. Ma sono domande retoriche: cosa cantano mai i pini e che gemiti manda il mare, ecc. Non è la risposta che attende il poeta. È il fascino del momento che vuole cogliere e ritrarre, immortalandolo. È sereno (la solitudine non è né cupa né grigia); il poeta è nella verde solitudine, accenno non solo all'ambiente certamente, ma soprattutto al desiderio crescente (verde) di immergersi in quella pace che trova fra i suoi pensieri e, in questo caso, con noi e la sua poesia mentre scrive. Ebbene sì, anche quella di ritrovare pace fra le braccia di Lidia è una solitudine piena di attese, di speranze, verde, appunto. Comunque, è da sottolineare che il colore dominante non è il nero, come è solito nel poeta, ma è il rosso del tramonto (fiamma vespertina), del vino che il poeta resta a lungo ad osservare nel suo gioco di luce riflesso dal sol calante e nell'accenno di oro riflesso nel calice. Il rosso è presente nel riferimento diretto al vino, ma anche nell'idea del tramonto cui stiamo assistendo. Peraltro la passionalità della voce dell'intero poema è segno del rosso fuoco ardente del desiderio che provoca nel poeta il bisogno di scrivere i versi. Seppure vi è una nota ripetuta, di bianco contrastato al nero, è in relazione alla sua amata. Quasi fosse una cosa a parte ed infatti è così. Lei è fior de l'anima il suo microcosmo; intorno a loro è il resto del mondo. In effetti è fra le nere chiome di Lidia, di bianca Lidia che langue la rosa (simbolicamente, sarebbe lui) e lei è portatrice di ristoro per il poeta. Infonde in lui nuova forza, lo incendia, con tempra d'amor. In un certo senso gli ridona vita. L'attesa è ansiosa. Il tedio che è altro moto caratteristico di Carducci, non è presente qui. Il poeta è attivo, come se volesse inebriarsi di Lidia, mentre cresce l'ombra e li fascia (gli occhi del poeta), il poeta si rivolge alla sua amata - Lieo dator di gioia" (Lidia), io chiedo gli occhi tuoi, per conforto. Anzi, seppure il poeta langue - Iperion precipita, mentre precipita l'ora (Ruit Hora), chiede con enfasi quasi erotica .. o bocca rosea, schiuditi.. alla sua amata, o fior de lanima .. chiedo gli occhi tuoi .. chiedo i baci tuoi..


 
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