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Mammina cara, la vera storia di Joan Crawford

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Clicklivorno
view post Posted on 3/11/2009, 20:28






Inarrestabile Joan: ha due divorzi alle spalle, sette aborti, si lava la faccia con il ghiaccio, pulisce di persona il pavimento, si prepara la colazione, si trucca per essere bellissima, autografa decine di fotografie e riesce a fare tutto questo mentre voi, bastardi smidollati, siete ancora nel letto a scorreggiare e a sognare una vita che non sia la vostra patetica, miserabile esistenza! Vi ci vorrebbe una bella raddrizzata...

Eh sì, signori miei, perché questo è il film che vi farà capire chi era veramente Joan Crawford, diva del cinema ritratta seguendo il libro 'Mammina cara' scritto dalla figlia adottiva Christina Crawford.
Se state ancora pensando all'attrice dal piglio deciso e dai grandi occhi, beh, toglietevelo dalla testa: qui abbiamo a che fare con una vera mina vagante, con un Joe Pesci in tacchi a spillo, con un mastino rabbioso che ringhia “Era una donna sciatta e sporca“ riferendosi alla madre e che minaccia la figlioletta con un terrorizzante “Non ti azzardare finché vivi ad usare quel tono di voce con me, HAI CAPITO???“.
Con mammina Joan non ce ne è per nessuno!

'Mammina cara' è un film di culto al 100%: tutto, in questa pellicola, è da adorare incondizionatamente e da vedere e rivedere neanche fosse il 'Rocky Horror Picture Show': costumi, recitazione, regia, scenografia, sceneggiatura e quant'altro concorrono alla creazione di un mito assoluto ed incrollabile degli estimatori del cinema “off“, che include tante e tali perle da dover essere visto per poter essere creduto. Se non vi siete mai imbattuti nello sguardo sull'orlo della sanità mentale di Joan e nei suoi ferocissimi scoppi di furia, nulla potrà farvi capire adeguatamente di cosa si stia parlando, neanche se scrivessi una recensione di venti pagine.

Questo film ha tutto: è un imbarazzo-movie coi controfiocchi, una tragediona pazzesca, ha dei momenti di puro horror e possiede un trash-value di entità spettacolare. Le scene memorabili non si contano: si inizia con lo sguardo rapace di Joan che seduce la sua preda erotica etrando nel bagno, con un primo piano a cui fanno da sfondo i molteplici getti d'acqua della super-doccia di chez Crawford, proprio come fosse una versione demoniaca di Esther Williams; c'è poi da ricordare assolutamente l'inquadratura in cui Holy-Joan tiene tra le braccia per la prima volta la figlioletta neonata adottata, in cima ad una scalinata alle cui spalle c'è una vetrata colorata che - per coincidenza con la posizione della donna - la incornicia come una Madonna pagana, sottolineando il valore divino di quella bambina ottenuta senza parto. Una scena a cui manca soltanto 'Like a Virgin' in sottofondo.
E come dimenticare, inoltre, la sequenza che fa emergere l'anima horror del film, quella in cui Joan inizia a tagliare a cesoiate tutte le rose del giardino, dopo essere stata fatta fuori dalla MGM dal potentissimo Louis B. Mayer in persona: dopo vari minuti di furia cieca sfogata sui fiori, Joan - con il volto insanguinato dai tagli provocati dalle spine - urla alla figlia tutto il suo animo da Jason ante-litteram con la frase “Tinaaaaaaaa, portami l'accetta!!!“.

E se fino a questo punto vi sarete soltanto piegati al culto di 'Mammina cara', ecco la scena che vi spezzerà definitivamente, che merita di essere trascritta parola per parola:

Moody-Joan ha sul viso una crema di bellezza che la rende simile ad una maschera kabuki dall'inferno; è in camera della figlia, di notte. Le sistema un vestitino nell'armadio, fino a quando qualcosa non attira la sua attenzione trasformandola istantaneamente in Fury-Joan: uno degli abiti è appeso - ta-daaaaannn - ad una gruccia di ferro!

Joan: “nnnnNNNNNNOOOOOOOHHHH, PERCHÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ??? IO TE L'HO DETTOOOOOOOOO!!!“. In un unico respiro: “Niente grucce di ferro che ci fanno le grucce di ferro in quest'armadio io te l'ho detto nooooo perchééééé non le voglio CHE CI FANNOOOOOOOO???“. Minacciosissima: Io lavoro lavoro dalla mattina alla sera e la gente dice che mi sto invecchiando... e a casa che cosa trovo?!? Una figlia... una figlia che se ne frega della madre, che tiene ai bellissimi vestiti che io le regalo QUANTO TIENE AMMMME!“ (sbatte il vestito in faccia alla figlia, che è paralizzata dal terrore) “CHE COSA CI FANNO LE GRUCCE DI FERRO IN QUELL'ARMADIOOOOOO, RISPONDIMIIIIII!!! Io ti compro continuamente dei bellissimi vestiti e tu... e tu li tratti come se fossero degli strofinacci, sissignora! Ormai fuori controllo inizia a sbattere tutti i vestiti in terra “Un vestito che è costato 300 dollari su una gruccia di ferro! Vediamo, vediamo, vediamo quanti vestiti sulle grucce di ferro hai quassù, vediamo, VEDIAMOOOOHHH!!! E ALZATI DA QUEL LETTO! Tutta questa roba via, via, fuoriiii!“.
Tina (sta singhiozzando): “Mammina, per favore...“
Joan (continuando a buttare tutto all'aria): Fuori, fuori, uuuhhh, fuoriiiii! Vediamo quante grucce di ferro tieni nel tuo armadio“. Ne trova un'altra. “Aaaaaggghhh, uuunghhh, grucce di ferro... perché? Perché?? PERCHÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉÉ??? Cristina alzati da quel letto!“ Si dirige verso la figlia brandendo la gruccia di ferro appena trovata. “Tu vivi nella casa più bella di Brentwood e non ti importa un accidenti di quei vestiti!!!“. All'apice della furia inizia a picchiare la figlia con la gruccia. “Si deformano tutti con le grucce di ferro, con le grucce di ferro, aaaaaagghhhhh, aaaaaggghhhh, la tua camera sembra una stanza da due dollari alla settimana in una volgare strada di paesetto dell'Oklahomaaaaaaa!!! Alzati, alzati e raccogli quella roba!. Smette di picchiarla, si alza, va nel bagno della figlia, passa una mano in terra e torna alla carica. “Hai strofinato il pavimento del bagno, oggi? L'hai fatto???“.
Tina: “Sì mammina...“
Joan: “'Sì mammina' cosa???“
Tina: “Sì mammina cara...“
Joan: “Quando ti ho insegnato a chiamarmi così volevo che tu lo pensassi, anche...“. Con un sibilo: “Vieni qui!“. Prende la figlia per un braccio e la trascina nel bagno. “Guarda, guarda questo pavimento, guarda questo pavimento, tu me lo chiami pulito??? È pulito???.
Tina (mortificata): “Miss Jenkins ha detto che era pulito...“
Joan: “Miss Jenkins ha detto che era pulito? Per te sarebbe pulito? Tu credi che sia pulito??? Guarda, guarda, guarda qui, è pulito? È pulito???“
Tina (non sa più che dire): “Sì, per me sì“.
Joan: “ÈSSSPORCOOO! È sporco...“. Prende un flacone di sapone in polvere e sparge il contenuto in terra. “Lo puliremo insieme, lo puliremo insieme il pavimento, tu e io insieme, forza, forza, strofina forte, strofina, pulisci, pulisci, pulisci“ (piangendo).
Tina: “È pulito...“
Joan (ormai completamente impazzita): “nonèveroquestopavimentononÈPPULITOOOOOOOOOO“ Inizia a sbattere ripetutamente il flacone aperto del sapone in polvere sulla schiena della figlia, rannicchiata contro la parete; il detergente è sparso ovunque. NON È PULITO, NON È PULITO, NON È PULIiiiiiiToooOOOoooohhh... Niente è pulito, È UN PORCILE, un porcile...“.
Tina (tra singhiozzi incontrollabili) : “Ti prego mammina, non fare così“.
Joan (se ne va strisciando tra il sapone in polvere, poi si alza e continua con un tono glaciale): “Voglio che pulisci questo porcile“.
Tina: “C-c-c-come?“
Joan: “Arrangiati da sola...“. Fa uno sguardo strabico ed esce di scena.

Culto eterno, assoluto.

Fate un favore a voi stessi: se avete il DVD di 'Mammina cara' DOVETE vedere questa scena in tedesco (“Drahtbügel!!! Warum??? Raus, Raaaaaaus!!!“).

Ma non è finita qui: sebbene a questo punto nulla al mondo avrebbe potuto eguagliare la mitica scena delle grucce di ferro, a rinfrancare lo spirito dello spettatore arriva la sequenza in cui finalmente Hell-Joan dà sfogo ai suoi istinti sopiti da tempo lanciandosi contro la figlia adolescente (che - squallida sgualdrinella - ha osato contraddire la madre davanti ad una giornalista!) e, dopo aver travolto un tavolino in vetro da vera Stunt-Joan, la afferra per il collo cercando di strozzarla. Quando la governante e la reporter tentano di staccarla dalla ragazza, Demon-Joan reagisce con un agghiacciante urlo con tanto di braccia alzate al cielo e mani rattrappite in due artigli infernali (“uuuUUUUAAAAAAArRrrrRrRRRGGHHHhhh.!!!)

Il problema oggettivo di 'Mammina cara' - al di là del tono incredibilmente fou che pervade l'intera pellicola - è l'unidirezionalità con cui viene raffigurata la vita della Crawford: senza voler mettere in dubbio l'autenticità degli eventi narrati, mi sembra assai riduttivo ritrarre un personaggio di successo (ed un essere umano) solamente tramite un collage di eccezionali nefandezze (e che diamine, anche i film su Hitler hanno cercato di far emergere i pochi lati positivi del protagonista!), e credo sia quantomeno ingiusto che un simile ritratto (che - lo ricordo - si basa principalmente sulle testimonianze di UNA SOLA persona) sia stato girato e dato in pasto al pubblico con la Crawford impossibilitata a difendersi, già morta da quattro anni. Nell'ottica proposta dal film, quindi, sorprende che in una delle ultime scene (che vede Tina piangere davanti al cadavere della mamma, dentro la bara) Joan non salti fuori dalla cassa per tornare a strangolare la figlia, e stupisce ancora di più (soprattutto se quello che ci è stato raccontato attraverso il film è vero) che la stessa Tina pianga invece di sputare con veemenza sul cadavere della madre per poi piantargli un paletto di frassino in petto (non si sa mai...).
Dal punto di vista del linguaggio, poi, la grammatica del film eccede nel frammentare gli eventi proponendoli come fossero un estratto con i capitoli più orridi di una storia ben più vasta, della quale i numerosi episodi di una certa importanza si intuiscono solamente.
L'impressione, insomma, è che invece di un ritratto teso a mostrare i lati oscuri di una personalità di spicco, il film sia soltanto un attacco diretto creato per far vedere al mondo che razza di mostro fosse Joan Crawford.
L'inquadratura conclusiva con lo sguardo di Christina che promette tremenda vendetta, in questo senso, la dice lunga...

Impossibile, naturalmente, non spendere qualche riga per l'interpretazione di Faye Dunaway. Che dire? Con un make-up che la rende spaventosamente simile alla vera Joan Crawford e a Michael Jackson, con dei costumi montati sulle spalline più grandi che abbiate mai visto e con un piglio che la porta a recitare a circa venti Km al di sopra delle righe, la performance offerta dalla Dunaway risulta essere più eccessiva di un carnevale brasiliano lungo un viale di Las Vegas. Dio la benedica: senza di lei, 'Mammina cara' non sarebbe quello che è.

Il giudizio espresso in stelle, stavolta, è una mera formalità: questo è un film al di là del bene e del male che si trova in una zona d'ombra posta ben oltre quel passo che separa il brutto dal sublime.

IMPERDIBILE!!

Edited by Clicklivorno - 3/11/2009, 20:49
 
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